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Filosofia della medicina
Una visione storica di Meccanicismo e Vitalismo
Meccanicismo e Vitalismo nello sviluppo storico della medicina
Autore: Flavio Gazzola

Meccanicismo e Vitalismo in Medicina e Biologia

 

Premessa:

Sul numero n.21 del gennaio 2003 di www.naturalismedicina.it ho pubblicato due articoli nella sezione di “Filosofia della Medicina”, rivolti a indagare l’origine storica del dualismo fra Medicina Ufficiale (Medicina Convenzionale o MC) e Medicina Naturale (Medicina non Convenzionale o MNC) moderne.

Questi articoli vogliono fornire un contributo alla conoscenza delle due anime della medicina attuale, perché vi possa essere in futuro la migliore comprensione e integrazione possibile, nell’interesse dei malati.

 

Le due tradizioni mediche

Ho individuato in due tradizioni l’origine di esse:

  1. La tradizione ultramillenaria della Scuola Salernitana (IV secolo d.C.-1811) è all’origine della Medicina Naturale moderna, tradizione rinnovata dal movimento culturale medico omeopatico, portato nell’Italia Meridionale dagli eserciti francesi e austriaci, che avevano al loro seguito medici omeopatici per la cura dei feriti e la prevenzione e il trattamento delle malattie
  2. La tradizione delle Universitas Studiorum, sviluppatasi dal XIII secolo d. C. sino ai tempi nostri, in particolare dell’Università di Padova del XVI secolo, in cui fu attivo anche Galileo Galilei negli studi di fisica e di astronomia.

 

Non sono tradizioni in contrapposizione, ma in concorrenza senz’altro e possiedono caratteristiche costitutive diverse:

  1. La Scuola Salernitana nasce quasi spontaneamente dalla conservazione del sapere medico tradizionale operato dai monaci soprattutto benedettini e basiliani, ha carattere eminentemente pratico e popolare e ha grande libertà di espressione culturale. In quanto erede della tradizione delle medicine tradizionali e popolari importate dal mondo latino, greco, ebraico e arabo, la Scuola Salernitana accetta in modo del tutto spontaneo il concetto del principio vitale presente nei processi di guarigione e disturbato nella malattia.  L’omeopatia, fondata da Samuel Hahnemann (1755-1843) con criteri eminentemente pratici e sperimentali, accetta un solo postulato: l’esistenza del “Principio Vitale” e l’importanza fondamentale di esso nella spiegazione e nella cura delle malattie. L’altro principio fondamentale dell’omeopatia (similia similibus curentur et curantur) deriva dal primo e non potrebbe esistere senza di esso.
  2. L’Universitas Studiorum è fondata dalle Autorità, che esercitano su di essa un rigido controllo: basti pensare alla persecuzione e censura cui fu sottoposto Galileo. E’ elitaria, profondamente rivolta alla teoria, accettando in particolare la classificazione del sapere di origine aristotelica, anche se a partire dall’Università di Padova si diffuse lo studio empirico dell’anatomia e della fisiologia. Tuttavia le nozioni mediche, per essere accettate, devono potere essere spiegate dalla teoria generale e passano attraverso il controllo dell’autorità laica e religiosa.

 

Meccanicismo e Vitalismo in una visione storica

Parlare attualmente di Meccanicismo e Vitalismo può apparire superato, ma bisogna tener conto che questi due indirizzi di pensiero hanno animato l’uno (il meccanicismo) il pensiero medico ufficiale e l’altro (il Vitalismo) il pensiero medico naturale e olistico, trasformandosi ai nostri tempi in due indirizzi teorici diversificati verso i fenomeni biologici.

Tali indirizzi sono rispettivamente il Riduzionismo (derivante dal Meccanicismo) e la Biologia organistica (derivante dal Vitalismo). Ma di essi tratterò in un prossimo articolo.

 

Vitalismo

Tutte le medicine tradizionali riconoscono un principio vitale alla base dei fenomeni di guarigione e malattia, intrinseco nei fenomeni vitali stessi, conoscibile nelle sue molteplici manifestazioni, ma non in se stesso, sfuggendo ad ogni definizione. Nel paragrafo successivo vedremo come Cartesio, partendo da una concezione strettamente meccanicistica, arrivi all’implicito riconoscimento del principio  vitale, presente nei fenomeni meccanici della natura, eppure distinto da essi.

Nella medicina tradizionale indian questo principio si chiama “Prana”, nella medicina cinese “Qi”, in quella ebraica “Ruach”, nella tradizione occidentale “Quintessenza” e nell’omeopatia “Principio vitale”.

Secondo Hahnemann, fondatore dell’omeopatia, quelle che noi chiamiamo malattie sono in realtà manifestazioni delle perturbazioni del principio vitale, che tenta di spingere l’organismo alla guarigione.

Di conseguenza non bisogna sopprimere i sintomi in quanto tali, ma capirli e coadiuvarne l’azione con il rimedio omeopatico, che agisce “cito, tote, iucunde” (velocemente, totalmente, in modo dolce, non doloroso), in base al principio omeopatico “similia similibus curentur” (si curino le malattie con sostanze che nell’individuo sano producono sintomi simili a quelli che compaiono nella malattia). Il rimedio omeopatico coadiuva dunque l’azione del principio vitale, conducendo a guarigione naturale.

Il pensiero vitalistico fu soppresso dalla visione meccanicistica sino ad oggi e il dualismo fra medicina ufficiale e non convenzionale o naturale, nasce da tale dualismo artificialmente creato.

Nel corso del XX secolo uno dei pochi scienziati vitalistici fu il biologo Hans Driesch (1867-1941).

Egli definisce il vitalismo “dottrina dell’autonomia della vita” con le parole seguenti:

 “La vita non è una connessione speciale di eventi inorganici, non è solo l’applicazione della chimica e della fisica. La vita è qualcosa di diverso e la biologia è una scienza indipendente”.

Dalla posizione di Driesch nacque la biologia organismica moderna, erede in biologia del vitalismo.

Di essa parlerò in un prossimo articolo.

 

Meccanicismo

La visione meccanicistica deriva principalmente da Galileo Galilei (1564-1642) e Renato Cartesio (1596-1650).

Galileo afferma: “Vi è carattere di certezza della conoscenza della natura, solo quando sia espressa in relazioni matematiche”. Certo egli pensava più che altro alla fisica e all’astronomia e non tanto alla medicina. Egli fu piuttosto estraneo all’ambiente medico nel periodo di docenza all’Università di Padova, essendo troppo impegnato nei suoi studi e in particolare nella costruzione del cannocchiale, in base anche ai rapporti epistolari con Keplero (1571-1630), che lavorava a Praga presso l’osservatorio del grande astronomo Tycho Brahe.

Keplero, asseverò la teoria di eliocentrica di Copernico (1473-1543), ma la perfezionò, individuando il modello geometrico corretto del sistema solare nelle orbite ellittiche e non circolari dei pianeti, come si pensava sino ad allora, seguendo la tradizione classica, come Copernico stesso.

Le scoperte di Galileo e Keplero servirono da punto di partenza per la formulazione della legge di gravitazione universale da parte di Newton (1642-1727).

Il filosofo che trasse le estreme conclusioni da questo poderoso e rivoluzionario movimento scientifico fu Renato Cartesio (1596-1650), che cercò di estendere a tutto lo scibile umano, all’Universo stesso, all’Anima e alla dimostrazione dell’esistenza di Dio il metodo logico-matematico applicato sino a quel momento alla sola fisica.

L’Universo veniva visto da Cartesio come un gigantesco meccanismo, comprensibile in tutte le sue parti, compresa la biologia, mediante un ragionamento deduttivo logico-matematico.

Nel suo trattato “Dell’Uomo” si esprime così:

“Desidero che consideriate che tutte le funzioni che ho attribuito a questa macchina (si intende: il corpo dell’Uomo o dell’animale), come la digestione dei cibi, il battito del cuore e delle arterie, il nutrimento e la crescita delle membra, , la respirazione, la veglia e il sonno, seguono tutte in modo naturale, dalla sola disposizione dei suoi organi, , né più né meno di quanto fanno i movimenti di un orologio o altro automa in seguito a quella dei suoi contrappesi e delle sue ruote; per modo che non bisogna concepire in essa alcun’altra anima vegetativa, né sensitiva, né alcun altro principio del movimento e di vita sensitiva, che non sia il suo sangue, agitato dal calore del fuoco, che brucia continuamente nel suo cuore e che non è di natura altra da quella di tutti i fuochi che sono nei corpi inanimati. “

Ma Cartesio introduce un principio diverso, quando dice che l’unica eccezione di questa meccanicizzazione assoluta, è l’autocoscienza dell’Uomo (Cogito ergo sum), che postula un principio non materiale, un’anima spirituale di natura diversa dalla materia regolata da leggi meccaniche.

Cartesio portò alle estreme conseguenze l’applicazione integrale del meccanicismo alla biologia, finendo  tuttavia per introdurre proprio quel principio vitale irriducibile a leggi puramente meccaniche.

Si potrebbe dire che il meccanicismo assoluto conduce al Vitalismo, cioè al riconoscimento di un principio vitale irriducibile a leggi meccaniche, conoscibile eventualmente nelle sue manifestazioni, ma non nella sua essenza.

La visione unitaria di Cartesio, pur apparendo attualmente inadeguata alla spiegazione dei fenomeni biologici, fornì un indiscutibile punto di partenza per tutti coloro che, con i dovuti aggiustamenti e adattamenti alle nozioni attuali, ritengono di dovere tendere alla realizzazione del programma cartesiano, cioè della spiegazione dell’Universo e del mondo biologico in particolare in base a leggi puramente chimico-fisiche. Da essi nacque e si sviluppa tuttora il movimento riduzionista.

Essi vedono nel pensiero cartesiano un sostanziale dualismo fra l’universo meccanico e il principio vitale, di conseguenza rinnegano il principio vitale in nome dell’unitarietà del sapere.

Dal mio punto di vista il pensiero cartesiano non è dualista, al contrario, il riconoscimento di un principio vitale al culmine del processo meccanicistico, non fa altro che integrare in modo mirabile la comprensione della natura e dell’Uomo, in quanto dalle manifestazioni del principio vitale nella natura, si possono comprendere al meglio i fenomeni meccanicistici, che pure avvengono.

 

 

 

 

 








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