Il sonno
1- Natura del sonno
1.1- Le fasi del sonno
Uno dei fenomeni, tutt’oggi tra i più oscuri nella loro intima essenza è quello che regola l’alternanza veglia-sonno e, in definitiva, il meccanismo del sonno. In termini descrittivi, il sonno può essere definito come una temporanea, reversibile e alternante sospensione dei processi percettivi coscienti con la persistenza, a livello ridotto, degli automatismi che presiedono alla vita vegetativa. Entro questo quadro, l’unica sfera che si mantiene vigile ed attiva è quella subconscia che libera le sue valenze dando origine al processo del sogno. L’elettroencefalografia ha evidenziato, oltre ad una serie di modificazioni del tracciato, corrispondenti alle iniziali fasi di transizione tra stato di veglia e sonno, la comparsa di fasi caratteristiche che si accompagnano a diversi stadi di sonno, quello leggero, medio, profondo e paradosso, quest’ultimo così definito perchè il tracciato è molto più somigliante a quello dello stato di veglia che non a quello del sonno profondo: la fase del sonno paradosso è definita anche come quella dei movimenti oculari rapidi o REM (Rapid Eyes Mouvements) e denuncia, sia nell’animale, sia nell’uomo, la fase onirica che si ripete ad intervalli, diverse volte lungo il corso del periodo di sonno, rivestendo un peso essenziale sul benessere e sull’equilibrio psichico del soggetto.
1.2- Cos’è il sonno
Dal punto di vista fenomenologico, il sonno è stato interpretato in diversi modi
· Come il risultato di un’inibizione corticale diffusa, dipendente da una riduzione degli impulsi afferenti alle sfere sensorie, specie di quelli provenienti dall’apparato muscolare
· Alcuni hanno impostato il sonno come il risultato di una attivazione di una serie di centri inibitori in sede centrale. Tali centri inibitori vengono localizzati nell’ipotalamo superiore
· Altre formazioni, proposte come importanti agli effetti dei meccanismi del sonno, sono quelle del talamo mediale, quelle della porzione limbica mesencefalica e dei nuclei pontini.
In una serie di lavori sperimentali è stata tracciata la mappa di un possibile sistema ipnogeno che si estende dal proencefalo (quasi tutta la corteccia cerebrale) e dal talamo al sistema limbico con un centro regolatore cerebellare: per ciò che riguarda in particolare il sistema limbico, l’amigdala sembra rivestire un ruolo significativo nel regolare il tempo speso in ciascuna fase del sonno mentre l’ippocampo sarebbe l’attivatore della fase del sonno. Inoltre, secondo recenti evidenze, la stimolazione elettrica dell’area pontina caudale dell’asse cerebrale o, con maggior precisione, quello dei nuclei mediani del rafe mesencefalico determina l’insorgenza del sonno, mentre la distruzione della stessa zona ne impedisce la comparsa tanto da attribuire un notevole peso all’asse cerebrale nella regolazione basale delle alternanze veglia-sonno, anche se si ritiene che esso sia meno rilevante nei mammiferi superiori e nell’uomo in particolare, nel quale sarebbero determinanti le zone di transizione meso-diencefaliche o le strutture proencefaliche. Anche in altri mammiferi queste ultime strutture rappresentano un punto cruciale agli effetti del sonno e, tra esse, le formazioni talamiche e quelle ipotalamiche, ivi compresi i corpi mamillari (manda segnali olfattivi al nucleo anteriore del talamo) e le regioni preottiche. Altre possibili zone di influenza sono rappresentate da alcune aree corticali e, entro certi limiti, dal nucleo caudato e dalla regione del nucleo solitario: anche il sonno, quindi, risulta evidentemente come l’espressione di attività alternanti positive e negative sostenuta dall’integrazione funzionale di una serie complessa di strutture anatomiche.
1.3- L’utilità del sonno
Per quanto riguarda il significato fisiologico del sonno, gli esperimenti condotti nell’uomo dimostrano che esso è più importante per l’equilibrio funzionale del cervello che per il resto dell’organismo, agendo come meccanismo stabilizzatore e di recupero delle capacità del Sistema Nervoso Centrale. Comunemente noto è il peso che i disturbi del sonno possono assumere sia nei confronti del benessere generale dell’individuo sia delle sue prestazioni e del suo assetto psicologico, così come, per contro, molti aspetti di malassestamento psicologico possono riflettersi in modo profondamente negativo sul sonno stesso. Nel quadro, sovente drammatico, che si determina in seguito a una prolungata e forzata privazione del sonno, non si può disconoscere l’onnipresenza dei circuiti e delle funzioni limbiche, cosi che molti hanno sottolineato la comparsa di profondi squilibri emotivi, di aspetti allucinatori, psicotici o francamente similschizofrenici e di sindromi neurologiche con tremori, nistagmo (movimento oculare automatiche), disartria (non riesce ad articolare la parola): vi è anche da notare che nell’animale da esperimento, si sono potuti mettere in evidenza danni a carico del tessuto cerebrale dopo privazione protratta del sonno. Una quantità di osservazioni depongono in particolare per il fatto che il sonno paradosso o fase REM, sia un fatto considerevolmente differente dal sonno generalmente inteso, rivestendo un significato essenziale per l’equilibrio dell’individuo, sia uomo che animale.