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Filosofia della medicina
Una Scuola ultra-millenaria di Medicina Naturale
La Scuola Medica Salernitana
Autore: Flavio Gazzola

La Scuola Medica Salernitana

 

E’ la più antica istituzione medica medioevale dell’Occidente per l’insegnamento della medicina.

Fu tanto importante, che Salerno passò alla storia come” Civitas Hippocratica” e divenne l’unico vero centro di studi di medicina fino all’avvento delle prime Universitas studiorum.

Non è conosciuta la data, (pare comunque nel sesto secolo dopo Cristo), né le modalità, né i nomi dei fondatori.

Secondo una leggenda fu costituita da quattro maestri: uno latino, uno greco, uno arabo e uno ebreo.

Senz’altro la leggenda vuole indicare l’insegnamento impartito in queste quattro lingue, allora parlate dai dotti nell’Italia Meridionale, da Maestri provenienti da ambiti culturali diversi, tanto da rendere cosmopolitica la Scuola, che raccoglieva in se stessa tutto il sapere medico dell’epoca.

La Scuola ebbe sin dall’inizio carattere eminentemente pratico e l’arte medica fu esercitata prevalentemente da monaci, attivi sul territorio e vicini ai bisogni della popolazione.

Un impulso importante venne da due figure di grandissima importanza, non solo per la medicina, ma per la cultura occidentale in generale: S. Benedetto da Norcia (480-543) e Flavio Aurelio Cassiodoro (480-575) che era stato ministro del re goto Teodorico e San Basilio Magno

San Benenedetto fondò nel 529, l’anno stesso della chiusura della Scuola di Atene ordinata da Giustiniano, l’Abbazia di Montecassino, il cui motto era la preghiera, lo studio e l’assistenza dei fratelli infermi.

In base a questa regola vi erano almeno due monaci in ogni convento addetti alla cura degli infermi, che avveniva nei locali stessi del convento, nelle parti non frequentate dai frati.

I monaci medici dovevano trovare e studiare le opere mediche a disposizione nel convento, per poter conseguire l’abilità necessaria per la loro attività medica.

Flavio Magno Aurelio Cassiodoro da Squillace fu ministro e principale consigliere dei re goti, da Teodorico a Vitige.

Dopo la conquista bizantina dell’Italia fondò a Vivarium presso Squillace un chiostro, divenendone abate. Raccolse una biblioteca amplissima di testi classici e in particolare anche di testi di medicina: Ippocrate, Galeno, Dioscuride, Celso e Celio Aureliano.

Ogni monastero era fornito di un orto di piante medicinali, l’Armarium pigmentorum.

Ogni medico formava nel convento dei discepoli, che lo coadiuvavano nella cura dei malati, i quali erano assistiti gratuitamente.

Si andava diffondendo contemporaneamente nell’Italia Meridionale l’attività dei monaci brasiliani, il cui ordine risaliva a San Basilio Magno (329-379), arcivescovo di Cesarea di Cappadocia, che aveva studiato a Costantinopoli ed Atene e, ritiratosi a vita monastica, aveva fondato nel Ponto un monastero sulle rive dell’Iris, dettando delle regole simili a quelle di San Benedetto e Cassiodoro.

Particolare importanza ebbero i monaci brasiliani nella diffusione di testi greci ed ebraici.

A poco a poco tuttavia l’esercizio della medicina si estese anche al di fuori dei chiostri, ingenerando nei monaci abitudini e stili di vita non consoni alla loro originaria scelta religiosa.

Per tale motivo, nel corso di diversi concili nel XII e XIII secolo, fu vietato ai monaci l’esercizio della medicina fuori dai conventi.

Di conseguenza aumentò grandemente l’importanza dei medici laici, che fino a quel tempo erano presenti in numero assai limitato.

Anche in Salerno, che era divenuto un importante centro culturale e commerciale, avvenne lo stesso fenomeno, ma qui, meglio che altrove, fu organizzato un centro di studio laico per la medicina, che in breve divenne di fama mondiale, grazie anche alla protezione del duca di Puglia, Roberto il Guiscardo detto l’Astuto (circa 1030-1085).

Quest’ultimo, che aveva cacciato i Bizantini dall’Italia, conquistò il principatolongobardo di Salerno nel 1075, elevando la città a capitale del Regno Normanno. Nel 1084 liberò il papa Gregorio VII dall’assedio dell’imperatore Enrico IV e lo condusse con sé a Salerno.

Costantino l’Africano (circa 1000-1072), profondo conoscitore delle lingue orientali (forse anche il cinese e l’indiano), della lingua araba, oltre al greco, al latino e all’ebraico, sbarcato a Salerno in seguito alle persecuzioni dei Cartaginesi, portò nella scuola medica salernitana la conoscenza delle opere mediche arabe, dandole un grande impulso, ma introdusse probabilmente anche elementi della medicina indiana e cinese.

Vi furono allora numerose donne medico, ostetriche, infermiere, la più famosa delle quali è Trocta o Trotula, appartenente alla famiglia de Ruggiero e moglie di Nicolò Plateario il Vecchio. Scrisse un libro sulle malattie delle donne, un vero trattato di ginecologia e ostetricia.

Alfano I (1010-1085), arcivescovo di Salerno, dottissimo in musica, grammatica, poesia e medicina.,curò da un grave esaurimento nervoso l’Abate di Montecassino e compose due opere in greco rimaste per due secoli come libro di testo fondamentale della scuola salernitana: “Dei quattro umori del corpo umano” (di ispirazione ippocratica) e “De pulsibus” (dove descrive l’arte di cogliere dal polso lo stato di salute e malattia, come nella medicina tradizionale cinese e indiana).

Giovanni Plateario il Giovane apparteneva a un illustre famiglia di medici salernitani, fu autore di una “Pratica brevis”, un prontuario sintetico per la cura delle malattie.

Altri medici successivamente elaborarono testi medici di uso pratico per le più diverse patologie e branche mediche, in particolare l’oftalmoiatria.

Si venne formando così, sempre sulla base della pratica e dell’osservazione clinica immediata un corpo di nozioni mediche noto come “Flos medicinae Salerni” o “Regimen sanitatis salernitanum”, un poema popolare medico in versi, sul quale furono poi nel corso degli anni foggiati tutti i manuali cosiddetti “De sanitade tenda” (della protezione della salute), veri e propri testi di medicina preventiva, di cui vi furono circa 300 edizioni e che fu tradotto in tutte le lingue.

Con il sorgere delle università e in particolare dell’Università di Napoli, l’importanza della scuola salernitana decadde gradualmente.

Ufficialmente la Scuola Medica Salernitana fu chiusa il 29 novembre 1811 con un decreto di Gioacchino Murat.

 

In conclusione essa rappresentò per almeno quindici secoli un esempio di cultura e pratica medica, secondo i seguenti importanti aspetti:

  1. Medicina Tradizionale: conservazione delle tradizioni mediche greche, latine, ebraiche, arabe
  2. Medicina Medievale: fondazione di una pratica medica originale dell’epoca in armonia e in continuazione con la tradizione antica e le tradizioni popolari di altri Paesi
  3. Medicina Popolare: medicina nata da esigenze mediche concrete e sviluppatasi fin dall’inizio secondo modalità pratiche, prive di concetti astratti e rivolta al sollievo della popolazione
  4. Medicina Preventiva: il primo luminoso esempio di regole igieniche e di prevenzione
  5. Medicina indipendente da gioghi filosofici e da cui anzi scaturisce una filosofia di vita basata sulla salute

 

 








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