Le contraddizioni del pensiero medico ufficiale
La medicina ufficiale moderna parte dal presupposto indimostrato, che le sole realtà apprezzabili nell'organismo vivente siano quelle di ordine biofisico e biochimico e che tali reazioni restano valide per qualunque soggetto vivente, umano e animale.
Da tale presupposto consegue che:
· I dati e le esperienze di ordine statistico su gruppi di esseri viventi sono estrapolabili al singolo individuo
· Le sperimentazioni farmaco-dinamiche attuate su gruppi di animali sono estrapolabili alla razza umana e ai singoli individui.
E' evidente quindi, che la medicina moderna, se volesse attribuire alle piante una qualsivoglia attività terapeutica, dovrebbe necessariamente ammettere che la fitoterapia si occupa delle reazioni biochimiche e/o biofisiche che intervengono negli organismi viventi per effetto delle sostanze chimiche contenute nelle piante e che apportano una serie ben precisa, individuabile e quantificabile, di reazioni organiche, atte ad apportare la guarigione.
Il meccanismo di guarigione ipotizzato dalla medicina ufficiale tuttavia non si verifica, se non molto parzialmente, per due precise ragioni:
· La medicina ufficiale ipotizza in ogni pianta l'esistenza di un unico o pochi principi attivi di ordine biochimico e biofisico. Ciò per la medicina ufficiale risulta una condicio sine qua non, altrimenti non sarebbe in grado di apprezzare e quantificare, né il tipo di reazione biologica studiata, né la dose del singolo principio attivo necessario per produrre un determinato effetto considerato terapeutico
· Per la medicina ufficiale risulta del tutto indifferente estrarre una sostanza da una specie vegetale o fabbricarla per sintesi in laboratorio.
Dato che questi due assunti vengono presi dogmaticamente per veri, ne consegue che, per poter apprezzare l'azione terapeutica di una pianta, la medicina ufficiale deve necessariamente conoscerne tutti i suoi svariati e molteplici principi attivi, sia dal punto di vista qualitativo (la loro esatta formulazione chimica), sia dal punto di vista quantitativo (l'esatta quantità di ciascuno di essi contenuto nella pianta), poiché solo così può apprezzare la serie separata delle singole azioni biochimiche e valutare il dosaggio necessario a produrre l'azione terapeutica voluta.
Purtroppo è un fatto, che la scienza medica e chimico-farmaceutica moderna non conosce esattamente la specie e la quantità di tutti i principi attivi contenuti nelle piante.
Da ciò deriva necessariamente, che essa non è in grado di prescrivere alcuna pianta medicinale, che abbia una qualsivoglia apparenza di medicamento scientifico, innanzitutto poiché non è in grado di determinare la dose efficace per ciascun individuo.
La dose è infatti l'elemento indispensabile per le somministrazioni mediche: solo essa consente di apprezzare, qualitativamente e quantitativamente, le reazioni biochimiche necessarie per guarire una qualsivoglia malattia.
Se si tiene conto poi, che in ogni specie vegetale la percentuale e il tipo di sostanze attive presenti varia moltissimo a seconda dell'epoca di raccolta, della natura del terreno, dell'altitudine, dell'irradiazione solare, dell'umidità presente nell'aria e nel terreno, della zona o della regione in cui cresce la pianta medicinale, si comprende facilmente come alla medicina ufficiale manchi l'elemento essenziale per la prescrizione terapeutica della pianta: la dose!
Senza una dose esattamente quantificabile di sostanze attive presenti, proprio in base ai principi stessi della medicina ufficiale, non può sussistere un medicamento.
E' evidente dunque che le piante officinali non possono essere considerate un farmaco nel senso ipotizzato dalla medicina moderna, ma certo non per colpa delle piante, ma solo per l'insufficienza della capacità di osservazione e di metodologia dell'osservazione medico-farmacologica.
Per accostarsi dunque in modo corretto alla fitoterapia occorre adottare nuovi principi, in grado di tenere conto della complessa realtà terapeutica, che non può essere compresa in base a puri principi statistici e quantitativi.
Daltra parte sarebbe sbagliato e presuntuoso non utilizzare le conoscenze offerte dalla moderna tecnologia, ma senza rinunciare alla conoscenza clinica tradizionale dell'effetto terapeutico delle piante, a noi tramandato da generazioni di terapeuti nel corso dei secoli.